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sabato 8 giugno 2013

Impellenze Biologiche

Ho un gran bruciore dentro, il cuore batte all'impazzata, vuole pompare più sangue possibile al cervello, sa che non potrà trattenere ancora per molto.
Lo sguardo schizza spasmodico da destra a sinistra, sopra e sotto, diagonali, tangenziali e chi fin quando non trova ciò che stava cercando, le sigarette sono lì sulla mensola, la mano scatta fulminea, al solo contatto con il pacchetto le endorfine iniziano a scorrazzare per il corpo come una scolaresca di bambini in gita scolastica, ma non è ancora finita, ogni minimo accenno di rilassamento muscolare è proibito, ogni muscolo teso come un ultrà la sera del derby smania per riposarsi, la fronte è completamente imperlata di sudore, più passano i secondi (secondi? minuti? anni?) più la somiglianza con una statua di cera in vacanza ai tropici aumenta.
Richiamo all'ordine generale.
Chi si ferma ora è perduto.
Bisogna solo focalizzarsi sul bisogno sordo di evacuare quel bruciore interno.
Regolazione della respirazione.
Tamponamento del sudore.
Corsa pazza e disperata verso la stanza della salvezza.
Non è propriamente un sedersi, le gambe semplicemente collassano fino al contatto con la fredda superficie.
Le labbra si stringono attorno al filtro mentre il naso si riscalda per la fiamma, tutto sembra andare per il meglio se non fosse che...
La carta.
Come ogni santa volta manca la carta.
Maledicendo ogni possibile divinità, santo, asceta, buddha le gambe scattano e gli occhi ricominciano a rimbalzare dentro le orbite consapevoli che il tempo è agli sgoccioli.
Alla fine la trovano, ma la distanza sembra troppa, quand'ecco che tutte le speranze illuministiche sulle incredibili capacità umane si avverano tutte contemporaneamente e non sapendo bene come alla fine è tutto pronto.
Inalata la prima boccata di sigaretta sale la consapevolezza che ora è tutto pronto e ci si può lasciare andare.
Impugnata la penna si può iniziare a scrivere.
E quando l'inchiostro permea la cellulosa ingravidandola di parole realizzi che Freud e Pirandello avevano ragione.
Dentro siamo tutti bambini e più la tratteniamo più gusto c'è alla fine.

[Squiscio]

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